Chi, come il sottoscritto, non ha mai ricondotto le ragioni della crisi attuale al riduttivo e presunto attacco della Germania al resto d’Europa può forse oggi dire qualcosa di credibile a proposito dello scontro in atto tra BCE-FMI da un lato, personificati dalla coppia Draghi-Lagarde, e UE dall’altro, nelle persone di Merkel-Schauble.
Ancora una volta la chiave di lettura è il DEBITO ma per capirlo occorre abbandonare le semplificazioni assolute.
La cosiddetta “Troika” è formata per due terzi da entità BANCARIE, cioè FMI e BCE, e per un terzo da un’entità POLITICA, la Commissione Europea quindi la UE. Queste due anime sono profondamente diverse. Quella bancaria ha interesse a diffondere il debito e rendere i debitori solidalmente responsabili, mentre quella politica, principalente influenzata dalla Germania, è preoccupata dagli effetti che il debito produce sulle economie dei rispettivi Paesi.
Difatti, a ben vedere, il Governo tedesco:
– è sempre stato contrario alla proliferazione del debito, opponendosi all’estensione di prestiti che implicano ulteriore dipendenza degli Stati dalle istituzioni internazionali.
– ha sempre osteggiato gli Euro-bond, che nell’attuale assetto di moneta-debito quale è l’Euro rappresenta un rafforzamento delle garanzie a favore dei banchieri.
Peraltro, su debito e Euro-bond la storia si ripete. E’ il caso di ricordare che il 10 luglio 1861, all’indomani dell’unificazione del Regno d’Italia, uno dei primi provvedimenti adottato dal nuovo Governo fu l’istituzione del Gran Libro del Debito pubblico nel quale il 4 Agosto 1861 vennero iscritti i debiti pubblici dei vari Stati preunitari (dei quali, per curiosità, il debito del Piemonte rappresentava il 54%). Registi di questa operazione furono vari banchieri, tra i quali i Rothschild, che erano creditori verso lo stato Sabaudo ma al tempo stesso custodivano i depositi dei privati residenti nel Regno delle due Sicilie…. Quindi, l’unificazione del debito – e degli Stati – consentiva ai banchieri di porre la ricchezza privata del sud a garanzia del debito pubblico degli Stati del nord.
Un banchiere ragiona così, ora come allora. Infatti, tornando all’oggi, Draghi non ha mai escluso di ricorrere agli Euro-bond, basti pensare che è passato da “my hands are tied” (“le mie mani sono legate”) del 2011, a “è ancora presto” del 2012 alla fatidica prima mega-iniezione di liquidità del 2015, con la quale la BCE ha stabilito che il 20% dell’eventuale perdita derivante dal programma di intervento sarà CONDIVISA tra gli Stati dell’Eurozona, dando quindi il via ad una forma, piuttosto formale, di EUROBOND.
Dunque, ricapitolando, la BCE e l’FMI premono per diffondere più debito, e premono perché i debitori siano solidalmente responsabili. La EU, invece, quanto meno la Germania ed in parte la Francia, cercano di frenare l’incremento dei debiti pubblici e si oppongono alla mutualizzazione dei rischi, che porrebbe di fatto la Germania in una posizione molto vulnerabile ad attacchi speculativi.
Questa contrapposizione è, di pari passo, nitidamente riscontrabile sulla questione greca, infatti il FMI e la BCE spingono per ammorbidire i toni, consentire alla Grecia di prolungare i termini di pagamento ed al limite anche tagliare una parte del debito. Il Governo tedesco si è invece opposto a questo ed ha proposto un’uscita temporanea della Grecia dall’Euro, basata inevitabilmente su una MONETA PARALLELA a controllo statale. Un assist, quello del governo tedesco, che soltanto la miopia mista alla mala fede da parte dei governati greci ha fatto in modo che fosse scambiato per una trappola. Meglio, devono aver pensato, tradire l’esito del referendum, continuare ad accrescere il debito pubblico e porre circa 50 miliardi di beni pubblici sotto il controllo delle istituzioni internazionali. BCE e FMI ringraziano Tsipras.
Se ancora vi fossero dubbi, domandiamoci un’ultima cosa: CHI PAGHERA’ i cosiddetti aiuti alla Grecia?
Non certo la BCE – né il FMI – che si limiterà al solito gioco dell’immissione di liquidità a fronte dell’acquisto di obbligazioni governative. Quindi, inietterà denaro che CREA DAL NULLA a fronte di obbligazioni del Governo dal quale riceverà interessi e, con molta probabilità, la restituzione del capitale, che, beninteso, non interessa alla BCE dato che le perdite sono in capo agli Stati!
E’ invece certo che i primi 7 miliardi concessi alla Grecia saranno forniti dall’ESM/EFSM – il Meccanismo Europeo di Stabilità – i cui fondi sono raccolti attraverso gli Stati dell’Unione Europea mediante le TASSE SUI CITTADINI. C’è di più: 4 DEI 7 MILIARDI SONO GIA’ DESTINATI DAL GOVERNO GRECO AL RIMBORSO DELLE QUOTE IN SCADENZA DI PRESTITI BCE E FMI! Tutto chiaro no?
Teniamo a mente che ad oggi dei circa 320 miliardi di debito pubblico greco il 60% è coperto dagli Stati dell’Unione Europea (attraverso il fondo di stabilità europeo ed il meccanismo europeo di stabilità), il 12% dal Fondo monetario internazionale, l’8% dalla BCE mentre il restante 15% sono titoli trattabili sul mercato secondario. ESFS/ESM sono fondi a cui la Germania, da sola, contribuisce per una percentuale di circa il 27% mentre insieme alla Francia rappresentano quasi la metà del fondo stesso.
Infine, sfatiamo un ultimo tabù: La Germania sta davvero così bene? Il Paese ha visto crescere il debito pubblico dal 65% del 2008 a quasi l’80% di oggi, al quale va aggiunto un altro 20% circa detenuto dallo KFW (una specie di Cassa Depositi e Prestiti, posseduta dai Landes e dal Governo federale), quindi OGGI LA GERMANIA HA UN RAPPORTO DEBITO/PIL DI CIRCA 100%. A ciò va aggiunto che i PIL della Germania sta rallentando passando da tassi di crescita del 3-4% del 2010-2011 a tassi di 0.4-1,4% del 2013-2014 e si prevede un ulteriore rallentamento.
I banchieri fanno dunque i propri affari, come sempre hanno fatto e alimentano tramite i media che posseggono i luoghi comuni perché cittadini dell’est siano contro quelli dell’ovest, quelli del nord contro quelli del sud, i rossi contro neri etc etc affinchè nessuno si accorga mai che il problema è, e sempre rimane, l’UTILIZZO DEL DEBITO COME STRUMENTO DI GOVERNO E DI DEPAUPERAMENTO.
Finchè continueremo a ridere del fondo-schiena della Merkel e ad imprecare contro tedeschi, greci o finlandesi faremo solo il gioco dei banchieri. Il vero problema non è una Germania che attacca l’Europa, quanto piuttosto una Germania che non c’è (ed un’Europa che c’è ancora meno).
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