Nel corso di quella che ritengo essere stata niente di più di una provocazione, Marco Saba ha affermato che per risolvere il problema del debito pubblico italiano basterebbe che lo Stato imponesse la conversione dei depositi dei residenti da Euro in nuove Lire in maniera da raccogliere e trattenere gli Euro in circolazione e utilizzarli per rimborsare il debito pubblico italiano. Detta così sembrerebbe l’uovo di colombo.

Purtroppo, anche ponendo che si tratti appunto di una provocazione, il rischio è che queste affermazioni inducano confusione tra i meno esperti che già fanno fatica ad orientarsi tra le menzogne dei media mainstream e le sciocchezze che talvolta arrivano dalle file di presunti anti-establishment.

Anzitutto, chiariamo subito che il Tesoro potrebbe certamente dichiarare la Lira come moneta avente corso legale in Italia, ma non potrebbe certo dichiarare la cessazione della validità dell’Euro, che difatti continuerebbe ad avere corso legale in altri Paesi. Dunque, la conversione dei depositi e del contante in circolazione non potrebbe essere forzosa ma volontaria. Se io ho 10.000 Euro in banca potrei decidere di convertirne la metà, ad esempio, e tenermi l’altra metà in Euro perché essendo risparmi vorrei difenderli dalla svalutazione. Stesso vale con il contante che ho in tasca. Ma sorvoliamo su questo.

Per capire il problema di fondo, memorizziamo due numeri. Nel 2017, a fronte di un debito pubblico di circa 2.300 miliardi, la massa monetaria in circolazione (M1) era formata da contante (monete e banconote) per circa 180 miliardi, e depositi a vista per circa 1.100 miliardi, dunque nel complesso la massa monetaria oggetto di conversione in Lire sarebbe stata pari a circa il 50% del debito pubblico.

Ciò detto, domandiamoci da dove nasce questa massa monetaria. Ci sono almeno tre sorgenti importanti:

1) Il contante: viene emesso da Banca d’Italia in coordinamento con la BCE. In particolare, le banconote che abbiamo in tasca le ha messe in circolazione una banca commerciale che a sua volta le ha prelevate presso Banca d’Italia in contropartita di titoli del Tesoro che ha lasciato in deposito.

2) I depositi bancari a vista che originano dal risparmio e cioè da redditi passati. Questi depositi sono iscritti nel passivo del bilancio di una banca in contropartita della voce “Cassa” iscritta nell’attivo della banca stessa. Infatti, le banche acquisiscono nel proprio bilancio i valori monetari che noi depositiamo (secondo il noto principio della non segregazione delle attività proprie da quelle depositate dai clienti, che vale solo per le banche).

3) I depositi a vista che originano da prestiti bancari, depositi che vengono messi a disposizione dalle banche a favore dei propri clienti nel momento stesso in cui esse erogano finanziamenti a individui o imprese. Anche questi depositi sono iscritti nel passivo del bilancio di una banca ma fronte di un “Credito verso clientela” che la banca iscrive nell’attivo del bilancio nei confronti del cliente al momento dell’erogazione del prestito.

Dunque, nel momento in cui il Tesoro dichiarasse la Lira come moneta avente corso legale in Italia, e posto che una buona parte dei detentori di depositi e banconote aderissero alla conversione, accadrebbe quanto segue:

chi ha il contante dovrebbe recarsi in una banca e chiederne la conversione in Lire (ricordiamo che potrebbe anche non farlo e tenersi gli Euro come se tenesse i Dollari).  Se li converte, la banca ritira le banconote e può tenersele o portarle alla Banca d’Italia per riprendersi i titoli che aveva depositato a suo tempo per prelevare le banconote in Euro. Dunque, al più, Banca d’Italia potrebbe raccogliere 180 miliardi di Euro in banconote e cedere i titoli che aveva nel suo attivo.

– Per chi ha depositi bancari, siano essi originati da risparmio che da prestiti bancari, e decidesse di convertire gli Euro in Lire, la banca dovrebbe necessariamente convertire in Lire anche la Cassa o i Crediti che ha iscritto all’attivo del proprio bilancio (in contropartita dei depositi). In altre parole, la banca non potrebbe continuare a detenere un credito di 1000 Euro verso un soggetto che, invece, riconoscesse un debito verso la stessa banca, ad esempio, di 1200 Lire (ipotizzando per un attimo che 1000 euro si convertano in 1200 lire).

Per effetto dei punti 2) e 3), dunque, circa 1100 miliardi di massa monetaria denominata in Euro scomparirebbe e si trasformerebbe in massa monetaria in Lire. Diversamente da quanto sostenuto nella provocazione di Saba, non vi sarebbe alcun Euro elettronico da “trattenere” ed utilizzare per rimborsare il debito pubblico!

Avendo risposto alla provocazione di Saba, approfitto per aggiungere un paio di cose.

1. Euro cartacei. Come detto, gli unici Euro raccolti da Banca d’Italia sarebbero, al più, i 180 miliardi di banconote in circolazione, sempre ammesso che ciascuno di noi decida di convertire tutti gli Euro in tasca in lire (mentre io scommetto che molti non lo farebbero). Anche qualora ciò accadesse e Banca d’Italia fosse nazionalizzata e posta sotto al Tesoro, la stessa Banca d’Italia si ritroverebbe una perdita potenziale molto forte a causa di Target2.

Infatti, ad oggi Banca d’Italia ha un debito di circa 350 miliardi di euro verso le banche dell’eurozona, per trasferimenti valutari da residenti italiani verso residenti eurozona, e possiede in contropartita titoli del debito pubblico italiano per lo stesso ammontare nominale (vedi mio articolo su Target2). Questo dischiude due scenari:

a) Se il debito pubblico non venisse interamente convertito in Lire e restasse anche in parte denominato in Euro, il Tesoro avrebbe una forte esposizione in valuta estera, il che è una follia.

b) Se il debito pubblico venisse invece convertito in Lire (cosa non fattibile per le Clausole di Azione Collettiva) allora Banca d’Italia avrebbe in attivo i titoli di Stato italiani svalutati di circa il 30% ed in passivo il debito intatto denominato in Euro verso le banche dell’eurozona, il che quindi genererebbe una perdita per Banca d’Italia di oltre 100 miliardi di Euro (circa 30% di 350 miliardi nominali), che sostanzialmente compenserebbe gli Euro banconote raccolti dai residenti che hanno optato per la conversione.

2. Persistenza del debito pubblico. La risposta alla provocazione di Saba aiuta anche a chiarire qualcosa di molto più concreto indirizzato a chi propone (ancora) la conversione immediata degli Euro in Lire per uscire di colpo dall’Eurozona. Nel caso ipotetico (e giuridicamente discutibile) di reintroduzione della Lira, l’intero debito pubblico italiano resterebbe intatto, sia che esso fosse denominato in Euro sia che fosse ridenominato in tutto o in parte in Lire, con tutti i problemi che abbiamo imparato derivare da esso.

Conclusioni. Non esistono scorciatoie né magie. Il problema principale da risolvere è il debito pubblico. La conversione di Euro in Lire sic-et-simpliciter produce soltanto una traslazione del problema!

Alberto Micalizzi