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C’è un segmento nel pensiero antagonista che in queste ore sta celebrando le speculazioni – neanche la certezza – di una multa miliardaria ai danni della Volkswagen da parte delle autorità USA.

Un “segmento” che si espone però ad atteggiamenti primitivi e a tratti reazionari ed esprime perciò il vecchio che striscia piuttosto che il “nuovo che avanza”.

Esprime anzitutto il lato peggiore di quell’atteggiamento emotivo e giustizialista sul quale i media main-stream, di proprietà di banche e corporations transnazionali, fanno leva nel loro ruolo di catena di trasmissione delle direttive che emanano dai centri decisionali oligarchici esterni all’apparato democratico del Paese.

Esprime confusione semantica, per cui la VW è “tedesca”, allo stesso modo in cui lo è l’operaio che assembla i motori (e che come quello italiano arriva a stento alla fine del mese) ed il banchiere d’affari proprietario del gruppo Porsche che possiede la VW. Senza contare che tedesco è anche il Land della Bassa Sassonia che possiede il 20% della VW (quindi di proprietà statale) così come i 600.000 dipendenti della casa automobilistica che neanche saprebbero spiegare cosa è la centralina di controllo dei gas di emissione.

Dimentica che la VW paga annualmente 1,5 miliardi di Euro (e tutte le aziende tedesche 4 miliardi) di commesse ad aziende italiane per le forniture di componenti per auto e che la Germania è il primo partner commerciale italiano con un interscambio superiore a 100 miliardi di euro annuali. Pertanto devo dedurne che c’è anche una insana dose di masochismo in chi celebra i guai della VW.

Tra l’altro, a proposito di banchieri, sono sicuro che tra non molto leggerò il post di qualcuno che inveirà contro Blackrock o JP Morgan, per citarne un paio, che inizieranno a comprare a mani basse azioni della VW scese del 30% rispetto alle quotazioni precedenti (così come ho sorriso sulle invettive contro la speculazione operata ai danni del debito italiano nel 2011-2012 da parte di chi gongolava per la caduta del governo Berlusconi…).

E’ la logica primitiva del “tanto peggio tanto meglio”, che auspica tracolli finanziari, colpi di Stato e persino guerre, noncurante dell’evidenza che qualsiasi evento “catastrofico” viene pagato in primis dalle fasce sociali marginali, i “vegetariani per necessità” tanto per usare un’espressione elegante, una logica perversa che, oltre a tutto, è politicamente inutilizzabile in quanto nella migliore delle ipotesi l’evento catastrofico sarà gestito a vantaggio dell’establishment politico-affaristica, quando non è addirittura causata ad-hoc come risultato di scelte politiche compiute a tavolino (vedi il fallimento della Lehman Brothers).

Dicevo del pensiero reazionario, quello che a mio avviso fa dei “tedeschi” – categoria residuale astratta – i responsabili di tutti i nostri guai, senza considerare che la premiata ditta Prodi&Co falsificò i bilanci pubblici 1997-1999 per soddisfare formalmente i parametri che determinavano l’entrata immediata nell’Euro assumendosi un debito pubblico (già in sé astratto) convertito dal giorno alla notte in una valuta estera, quale considero l’Euro nella sua presente configurazione.

Ma c’è soprattutto assenza di equilibrio nei giudizi, per cui rispetto all’ipotesi che qualche funzionario della VW abbia colposamente o dolosamente alterato i dati dei software di verifica delle emissioni di scarico – trucchetto odioso e deplorevole sebbene notoriamente utilizzato da tutte le case automobilistiche – si dimentica che l’autorità che investiga sul caso, l’americana EPA, Ente per la “protezione dell’ambiente”, è emanazione politica del Paese che ha rifiutato di sottoscrivere i trattati di Kyoto sulla limitazione alle emissioni di gas nocivi civili ed industriali!

Si può sperare di costruire qualcosa di solido su tutto questo? Io non credo. Sono convinto del contrario, che il nuovo che avanza sia fatto di uomini e donne capaci di guardare oltre il filo spinato che imprigiona il pensiero, che conduce molti a reagire emotivamente ogni giorno a fatti ed immagini suggestive, preordinate soprattutto a distrarre dalla radice del problema che è e resta l’avanzata della coalizione affaristico-finanziaria ai danni della popolazione Europea.

So che questa base esiste, che ha un baricentro basso e che sta organizzandosi per implementare una controffensiva che nasce dal basso, dal territorio, che ha una struttura organica ed una progettualità strategica. Se così non fosse, dovrei giungere alla sola conclusione che quello di VW sia certamente un caso di auto, ma soprattutto un esempio di auto-demolizione! Restiamo lucidi.

Alberto Micalizzi