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Sta sollevandosi un’onda repressiva che ci farà rimpiangere regimi bollati come dittatoriali dalla storia.

Questo il comma più preoccupante del testo del DDL presentato il 7 Febbraio 2017 in Senato dall’On. Adele Gambaro (ALA):

Art. 265-bis. – “(Diffusione di notizie false che possono destare pubblico allarme o fuorviare settori dell’opinione pubblica). — Chiunque diffonde o comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possono destare pubblico allarme, o svolge comunque un’attività tale da recare nocumento agli interessi pubblici o da fuorviare settori dell’opinione pubblica, anche attraverso campagne con l’utilizzo di piattaforme informatiche destinate alla diffusione online, è punito con la reclusione non inferiore a dodici mesi e con l’ammenda fino a euro 5.000.

Notare che tale norma non si applica ai giornalisti professionisti ed alle testate registrate.

Passi il richiamo alla falsità delle informazioni, su cui si potrebbe ragionare anche per limitare la proliferazione di dati talvolta grossolanamente errati da parte di sedicenti economisti o opinionisti “alternativi”, che minano alla base la stessa credibilità dell’intero universo anti-establishment.

Ma quello di “notizie esagerate o tendenziose” è un concetto pericoloso in quanto estremante soggettivo, che richiama alla mente veri e propri reati d’opinione con i quali evidentemente non si vuole colpire la notizia infondata, quanto piuttosto il dissenso in generale. Una sorta di grande fratello che ci osserva e decide cosa può essere detto e cosa è vietato.

Eppure, la Costituzione italiana all’art. 21 garantisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Dunque, cosa vuol dire esagerato o tendenzioso secondo il nuovo DDL?

Facciamo un esempio. L’Economist dell’11 Febbraio 2017 a pagina 72 riporta le informazioni macroeconomiche dei 42 Paesi più grandi al mondo, di cui periodicamente pubblica dati aggiornati. Rispetto al PIL del 2016, l’Italia occupa la 35-esima posizione. Peggio di noi solo Argentina, Brasile, Sud-Africa ed un paio d’altri.

Lo stesso Economist riporta poi il dato della disoccupazione. L’Italia, con il 12%, si pone al 38-esimo posto tra i 42 Paesi. Peggio di noi solo Grecia, Spagna, Egitto e Sud-Africa.

Prendiamo infine il debito pubblico, che negli ultimi 9 anni è costantemente cresciuto anno dopo anno, sia in percentuale del PIL sia in valore assoluto, passando da 1.663 miliardi di fine 2008 a 2.217 miliardi di fine 2016 e siamo quart’ultimi al mondo (dati Sole24ore).

Ora, considerando che il PIL italiano ha perso il 10% dal 2008 ad oggi (dato del Sole24ore del 4 Marzo 2016), che la disoccupazione italiana è raddoppiata in 10 anni passando dal 6% al 12% (fonte Istat), e che il debito pubblico su PIL è il più alto nell’area Euro (132,6%), cosa dovrei dire?

Posso dire che si tratta di una situazione allarmante, disastrosa, perpetuatasi in anni durante i quali si è brindato a variazioni infinitesimali di breve periodo, quasi a voler nascondere il trend raccapricciante nel quale siamo imprigionati? Tutto questo senza diffondere un commento definibile come esagerato?

Posso ricordare che tutto questo sta avvenendo negli anni della più massiccia iniezione di liquidità da parte della presunta Banca Centrale cosiddetta Europea e che questo avrebbe dovuto avere effetti diametralmente opposti sull’economia rispetto a quelli che stiamo registrando?

Posso affermare che quello in atto è un modello di appropriazione di risorse pubbliche e private da parte del settore finanziario e non un modello di sviluppo economico, senza fare affermazioni tendenziose?

Oppure, forse, per evitare il rischio di reclusione, dovrei affermare che è un grande momento per il nostro Paese e che si tratta di ottimi risultati, perché a Dio piacendo “gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi”?  Magari citando anche la fonte… Bibbia, Matteo 20,1-16!

E come sempre, i media main-stream tacciono o minimizzano, come sul processo di Trani, come sui derivati del Tesoro, come sulle indagini della Corte dei Conti…

La vostra arroganza è lo specchio della vostra paura. Ma lo capisco, il vento sta cambiando.

Alberto Micalizzi