Oggi non sono a Roma perché non vi è nulla da festeggiare, perché non saprei da chi fuggire prima se dai traditori dei popoli europei che hanno scelto di servire la finanza apolide o dai saltimbanchi reazionari che propugnano anacronistici ritorni ad economie di auto-sussistenza o a sovranismi da campanile.
Sento sulla mia pelle la sofferenza degli amici greci, dei contadini francesi, dei commercianti spagnoli che mi raccontano la stessa devastazione sociale ed economica che apprendo dalla Puglia, dal Veneto, dalle altre regioni italiane che ben conosciamo. Sono le ginocchia di tutti i popoli europei che stanno tremando.
Non ho tempo da perdere né ho bisogno degli imbonitori che rendano le mie notti più tranquille. Dormo bene lo stesso. Quindi, preferisco affrontare la realtà per come è, preferisco puntare agli “obiettivi sensibili” del sistema, mantenendomi lucido e consapevole che l’Europa dei popoli è lo spazio vitale all’interno del quale costruire una vera sovranità politica ed economica, un primato della politica sull’economia, senza la quale siamo destinati all’emarginazione.
Mi si dice: ma la Svizzera, ma la Svezia, ma la Polonia…vero, sono Paesi certamente a maggiore sovranità “interna” dell’Italia. Ma cosa contano nella scena mondiale o anche solo continentale? Sono insignificanti per PIL, per politica estera, per accordi commerciali, per trend demografici. Sono un pulviscolo rispetto ai miliardi di uomini e donne che avanzano da est e da sud sulle ali della globalizzazione. Sono eccezioni, isolette che possono solo sperare che qualcun altro faccia il lavoro che essi non stanno facendo. E se questo lavoro dovesse fallire, saranno spazzati via con un soffio… Il loro destino è in mani altrui.
Per questo preferisco piuttosto essere a Trani contro le agenzie di rating propaggini della Troika, lottare in Italia per l’attuazione dell’Art 47 della Costituzione che conferisce alla Repubblica il controllo del credito e quindi della moneta, bloccare la svendita della Cassa Depositi e Prestiti per farne un vero braccio pubblico di intervento industriale e finanziario nell’economia.
Iniziative simili sono in corso e vanno incentivate in tutta Europa, in maniera che la Troika sia attaccata da più parti e ad essa si possano sostituire istituzioni popolari che decidano, e non subiscano, il credito, le regole del commercio, quelle dell’immigrazione, la pace e la guerra.
Cinquecento milioni di cuori europei, appena il 7% della popolazione mondiale, rischiano di scomparire ma se messi a sistema in maniera sincrona possono ancora tornare a battere restituendo ai rispettivi popoli la sovranità sul proprio territorio ed un ruolo strategico nelle scelte che riguardano la comunità internazionale.
La trincea nella quale voglio combattere non è quella che separa le nazioni europee, ma quella che contrappone i popoli europei alla finanza apolide. Il resto è servilismo e reazione.
Alberto Micalizzi
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