COSA ACCADE
Nella prima settimana di Ottobre abbiamo assistito alle prime avvisaglie di una possibile inversione delle politiche monetarie delle banche centrali, preoccupate dalle conseguenze che l’aumento dei tassi sta provocando sull’economia reale, e dal fatto che l’inflazione non accenna a diminuire.
Lunedi 3 Ottobre la FED si è riunita in seduta straordinaria per discutere misure alternative all’aumento dei tassi.
La settimana precedente la Banca d’Inghilterra ha sospeso una operazione di drenaggio di liquidità dal mercato e si è messa a riacquistare obbligazione a lunga scadenza per fornire liquidità al mercato. Anche la banca centrale australiana Martedi 4 Ottobre ha sorpreso tutti aumentando i tassi solo di 0,25% contro l’aspettativa di un aumento maggiore.
E’ ormai chiaro a tutti che l’aumento dei tassi non è servito a calmare l’inflazione e che le principali economie del mondo, Eurozona in testa, siano ormai sull’orlo di una recessione che si preannuncia lunga e intensa, aggravata dalla spirale dei costi energetici e da scenari di guerra che continuano a soffiare soprattutto sul continente europeo.
Persino il Ministro dell’Economia tedesco Hebeck ha denunciato la speculazione che gli Usa consentono sui prezzi del gas liquefatto, bollati come “astronomici”, e che dovrebbe sostituire quello russo.
In Italia, Confindustria ha rivisto al ribasso la crescita attesa per il 2023, dal 1,6% di fonte governativa allo 0%, che appare ancora ottimistico rispetto alle difficoltà che aspettano il Paese.
COSA ASPETTARCI
Ricordiamo che l’aumento dei tassi di interesse deprime sia le azioni che le obbligazioni, come è successo finora dalla fine del 2021. Tuttavia, il prezzo delle azioni è ulteriormente influenzato dalle aspettative sugli utili delle imprese. Pertanto, anche se i tassi si fermeranno, resterà da vedere cosa faranno gli utili.
Purtroppo, gli utili attesi nei prossimi mesi saranno compromessi dai prezzi dell’energia e dalle strozzature che ereditano dai lockdown post-Covid. Dunque, nonostante le borse abbiamo perso tra il 20 ed il 30% negli ultimi 12 mesi è molto probabile che assisteremo ad ulteriori ribassi causati dagli utili deludenti riportati dalle società quotate rispetto alle aspettative.
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