Da più parti arrivano segnali di una sempre più forte preoccupazione per una eventuale esplosione di “bolle finanziarie” create dalle stesse Istituzioni internazionali che vorrebbero combatterle, ovvero i quantitative easing di lungo periodo decisi prima dalla Federal Reserve, seguiti dalla Banca del Giappone e per finire anche dalla Bce di Mario Draghi.
Qualche giorno fa il presidente della Consob ha dichiarato che “L’enorme liquidità affluita sui mercati borsistici ha contribuito a innalzare in maniera repentina il valore dei corsi azionari. In particolare la crescita del rapporto prezzo/utili potrebbe rappresentare un segnale di rischio circa la possibilità che si formino bolle speculative”.
Ora, tutti noi sappiamo che fine fa la moneta emessa dal sistema bancario, ovvero, invece di prendere, come auspicabile, la via del finanziamento delle economie reali,viene invece indirizzata verso i titoli azionari e titoli di stato.
Sappiamo bene che il pericolo di una eventuale esplosione di bolle speculative risiede proprio nel fatto che l’economia reali, il sistema produttivo, soprattutto attraverso il debito, è sempre più in balia del sistema finanziario speculativo.
Uno degli esempi di “finanziarizzazione” dell’economia è fornito dalle grandi corporations che spingono al rialzo l quotazioni di borsa mediante il riacquisto di azioni proprie, pratica che peraltro consente ai managers di attribuirsi bonus da capogiro rispetto ai guadagni dalla vendita dei prodotti.
In questo modo si penalizza la crescita reale del Pil si penalizzano le aziende che senza domanda interna non riescono a mantenere i ritmi di produzione che consentono l’equilibrio economico.
Sembra difficile da credere, ma è la realtà. L’economia mondiale è immersa in una bolla monetaria di dimensioni planetarie, la cui implosione determinerà ulteriori scompensi all’economia reale, creerà i presupposti per nuove e più efficaci forme di asservimento nei confronti del sistema finanziario.
Alberto Micalizzi
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