Banche commerciali e grandi corporations vivono al di fuori delle regole che valgono per famiglie, imprese e pubblica amministrazione avendo costruito un “grande club” riservato solo ad essi.
Le grandi banche commerciali quali Deutsche Bank, Bank of America, Jp Morgan, Barclays etc. creano dal nulla circa il 98% della massa monetaria in circolazione, le più grandi tra di esse non vengono lasciate fallire (“too big to fail”) e non svolgono quasi più nulla della tradizionale intermediazione creditizia verso famiglie ed imprese ma si dedicano alla speculazione finanziaria sui titoli di Stato.
Le grandi corporations quali Blackrock, Blackstone, McGrawhill, Nestlè, Kraft, Johnson&Johnson etc. sono a capo di imperi transnazionali che includono migliaia di società operative, milioni di dipendenti, banche, agenzie di rating e società di comunicazione. Estendono la propria attività su decine di Paesi dal nord-America all’estremo oriente, costruendo schemi di mega-evasione fiscale, di pratiche monopolistiche e sfruttamento di risorse ambientali, coordinando il tutto a livello centrale.
Per dare un’idea concreta, il fondo Blackrock, che sta scalando Telecom, Unicredit ed altre banche italiane, è proprietario mediamente del 5% del capitale delle prime 20 società a maggiore capitalizzazione di borsa del mondo….. Questa vasta organizzazione mondiale di corporations e banche d’affari, colluse e partecipate tra loro, sfugge quasi completamente alle normative dei Paesi nei quali le rispettive entità di controllo e operative hanno sede legale.
A fronte di tutto questo, un imprenditore italiano non ha accesso al credito, se sbaglia conosce l’asprezza del fallimento, non ha voce tra i media che contano, è vessato da Equitalia e da una burocrazia amministrativa senza precedenti e non ha uno Stato in grado di muovere un solo dito per supportarlo. E’ una lotta impari.
C’è di più. Famiglie, imprese e pubblica amministrazione sono cadute a piè pari nella trappola del debito, creato dal nulla dalle banche commerciali e dalle corporations per estrarre valore reale tramite gli interessi passivi e per influire sulla governance di questi soggetti. Un debito reale che nasce da un’austerità fittizia, imposta come dogma, quasi come espiazione di un peccato originale mai commesso.
Pensare che famiglie ed imprese italiane possano avere qualche chance di fronteggiare tutto questo è utopico. Affidarsi a politici carrieristi privi di strumenti e soprattutto di volontà è abominevole. Infine, confidare nel “crollo del sistema” è patetico.
Combattere frontalmente questo sistema non si può. L’unica possibilità concreta è voltargli le spalle e COSTRUIRNE UNO NUOVO, partendo da una società SENZA DEBITO.
Con un nuovo “interventismo”, audace e pragmatico, possiamo riuscirci.
#albertomicalizzi
Commenti recenti