Le banche centrali continuano a restringere i cordoni
COSA ACCADE
Gli operatori stanno pesando ogni sillaba dei banchieri centrali e contando ogni decimale degli aggiornamenti su inflazione e costo delle materie prime sperando in qualche buona notizia che lanci il cosiddetto “rally di Natale”.
Ma i banchieri centrali hanno altro in mente. Lo scorso Venerdì la BCE ha dichiarato che continuerà ad alzare tassi fino a quando l’inflazione sarà totalmente sotto controllo.
Per dare l’idea di quanto restrittive resteranno le politiche monetarie si pensi che per avere un’inflazione tendenziale attorno al 2% entro metà 2023, obiettivo ideale per le banche centrali, i prezzi dovrebbero fermarsi per i prossimi 7 mesi! Non solo è impossibile, ma una tale ondata deflattiva avrebbe conseguenze devastanti sull’economia reale, cosa per niente auspicabile.
COSA ASPETTARCI
I “policy makers”, cioè coloro che decidono la politica monetaria e quella fiscale, hanno le mani legate e per adesso non possono che proseguire nel percorso intrapreso.
Le banche centrali continueranno a tenere i tassi alti e le Tesorerie dei Paesi ad adottare politiche di sostanziale pareggio di bilancio, sotto la minaccia della crescita del costo del debito pubblico.
La fase ribassista del mercato azionario è lungi dal terminare, nonostante qualche rimbalzo di breve periodo e seppur di elevata intensità. Le obbligazioni governative continueranno a fornire rendimenti straordinari ed al momento sono le regine del mercato. Molta attenzione va posta ai rischi sistemici derivanti dal possibile crack delle borse cripto e ad ulteriori shock energetici dovuti alla ripresa della domanda nel periodo invernale.
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